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martedì 21 giugno 2011

STATUTO ALBERTINO

Sulla scia delle concessioni costituzionali fatte in alcuni territori italiani, anche nel Regno di Sardegna Carlo Alberto si trovò obbligato a concedere una costituzione, che in realtà non era tale.


Lo statuto si può definire più come un insieme di leggi che si limitano a enunciare i diritti e a individuare la forma di governo. Esso voleva definire negli intenti del re una monarchia costituzionale, ma alla resa dei conti si rivelò essere molto flessibile e adattabile ai tempi e alle situazioni, così nel tempo furono fatte diverse modifiche alle leggi in esso contenute, all'inizio costituite da modifiche interpretative delle stesse, per vere modifiche agli articoli bisognerà aspettare il periodo fascista, periodo durante il quale lo statuto venne messo poco a poco da parte attraverso leggi ordinarie a esso contrarie.


La flessibilità dello statuto da difetto si dimostrò essere un bene.


Tra i principali diritti riconosciuti dallo statuto abbiamo:

  • principio dell'eguaglianza in base al quale tutti godono degli stessi diritti civili e politici salvo le eccezioni determinate dalla legge

  • libertà individuale

  • l'inviolabilità del domicilio

  • libertà di stampa

  • libertà di riunione


Tutte concessioni limitate dal principio di legalità, dove sono contenute le riserve di legge in merito a quanto sopra enunciato.

Principio inviolabile e di base per lo statuto era il diritto alla proprietà.


L'unica religione riconosciuta era quella cattolica, gli altri credi erano tollerati, ma ben presto questi ottennero l'emancipazione e con una legge si affermava che la differenza di culto non formava eccezione per il godimento dei diritti civili e politici e l'ammissibilità a cariche civili e militari.


Sempre in base allo statuto il re restava il capo supremo dello stato e la sua persona era inviolabile, ma non al di sopra delle leggi alle quali egli stesso doveva giurare fedeltà, l'inviolabilità si concretizzava nel fatto che il re non poteva essere reso oggetto di sanzioni penali.

Il re esercitava inoltre il potere esecutivo attraverso i ministri e convocava e scioglieva le camere.

Il sovrano si trasformava da sovrano assoluto a principe costituzionale con poteri limitati dalla costituzione, ma dove il re decideva sul governo e il parlamento si limitava a fare le leggi.

Nel 1852 con l'avvento di Cavour si passò a un sistema di governo di tipo parlamentare, dove il re era un semplice rappresentante dello stato e non comandava più il potere esecutivo. Il governo quindi non dipendeva più dalla fiducia del re ma da quella del Parlamento.


Nel 1861, con la nascita del Regno d'Italia, lo statuto venne applicato in tutto il regno. La natura flessibile dello stesso garantì, sino agli anni venti, un'evoluzione parlamentare del sistema politico senza rendere necessarie modifiche effettive al testo originale.


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Fonte Wikipedia

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